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Quarta di copertina | Che cosa muove la cultura

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venerdì 14 maggio 2021
dalle 18.00 alle 19.00
Annalisa Cicerchia, in dialogo con Francesco Erbani e Giovanna Barni, presenta in diretta streaming "Che cosa muove la cultura. Impatti, misure e racconti tra economia e immaginario"


Venerdì 14 maggio alle ore 18.00, Annalisa Cicerchia in dialogo con Francesco Erbani e Giovanna Barni presenterà "Che cosa muove la cultura. Impatti, misure e racconti tra economia e immaginario" in diretta streaming sulla nostra pagina Facebook, sulla pagina di Fondazione Fitzcarraldo e sul gruppo Geografie culturali.

Il libro
Da almeno quarant’anni sulla comunità degli operatori culturali e artistici grava un dilemma: da una parte sembra che il riconoscimento pubblico del valore intrinseco delle loro attività diminuisca di giorno in giorno; dall’altra consenso, sostegno e risorse dipendono sempre più dalla loro capacità di documentare – possibilmente attraverso numeri – il valore strumentale di quelle attività. A esse si attribuiscono infatti una molteplicità di impatti sociali ed economici desiderabili.
Il dilemma ha spesso prodotto esiti infelici. Ma non per questo azioni, programmi e attività artistiche e culturali non hanno diritto a essere valutati e apprezzati per i cambiamenti positivi che hanno reso, che rendono e che renderanno possibili. Il libro parla di questo: perché è importante parlare degli impatti della cultura e di come fare per rilevarli e renderne conto con prospettive adeguate, rispondendo al bisogno di risposte semplici e maneggevoli, ma senza mortificare la profondità e la complessità dei fattori in gioco.

Annalisa Cicerchia
Economista della cultura, con una lunga esperienza di ricerca sul campo sull’impatto di politiche e di interventi sulla cultura, pianificazione e valutazione strategica per il settore culturale, dati per fondare le decisioni e accompagnare la loro attuazione. È ricercatrice senior all'ISTAT. Ha al suo attivo numerosi progetti europei. Dal 1999 è titolare di corsi presso l'Università di Roma Tor Vergata; insegna e collabora con le Università Roma Tre e di Bolzano e la Scuola Nazionale dell'Amministrazione. I suoi temi di ricerca sono la partecipazione e pratica culturale, l'economia e la gestione delle organizzazioni culturali; il contributo della cultura allo sviluppo sostenibile; il rapporto fra arte e cultura, benessere e salute e il welfare culturale.

Francesco Erbani
Giornalista, ha lavorato per venticinque anni a Repubblica, ora collabora con il sito web di Internazionale e con altre testate. I suoi ultimi libri sono “Non è triste Venezia” (Manni, 2018) e “L’Italia che non ci sta” (Einaudi, 2019).

Giovanna Barni
Laureata in filosofia, esperta in project management, comunicazione e innovazione per il patrimonio culturale. Dal 2010 è Presidente e Responsabile Business Development di CoopCulture, azienda cooperativa protagonista del comparto culturale italiano, nell’ambito dei servizi dedicati ai beni culturali e alla valorizzazione integrata dei territori. È stata amministratore delegato della società Scabec dal 2006 al 2010, società mista per i beni culturali partecipata dalla Regione Campania. Dal 2014 al 2018 è stata membro della deputazione amministratrice della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e del CdA dell’Accademia musicale Chigiana. È impegnata nella promozione del modello cooperativo nel settore e nella realizzazione di progetti di rete territoriali a valere su partenariati complessi. È attualmente Presidente di CulTurMedia- Cultura, Turismo e Comunicazione di Lega Coop e Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione e Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane Turismo e Beni Culturali.
Che cosa muove la cultura
Impatti, misure e racconti tra economia e immaginario
Annalisa Cicerchia
Da almeno quarant’anni sulla comunità degli operatori culturali e artistici grava un dilemma: da una parte sembra che il riconoscimento pubblico del valore intrinseco delle loro attività diminuisca di giorno in giorno; dall’altra consenso, sostegno e risorse dipendono sempre più dalla loro capacità di documentare – possibilmente attraverso numeri – il valore strumentale di quelle attività. A esse si attribuiscono infatti una molteplicità di impatti sociali ed economici desiderabili. Il dilemma ha spesso prodotto esiti infelici. Ma non per questo azioni, programmi e attività artistiche e culturali non hanno diritto a essere valutati e apprezzati per i cambiamenti positivi che hanno reso, che rendono e che renderanno possibili. Il libro parla di questo: perché è importante parlare degli impatti della cultura e di come fare per rilevarli e renderne conto con prospettive adeguate, rispondendo al bisogno di risposte semplici e maneggevoli, ma senza mortificare la profondità e la complessità dei fattori in gioco.


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