Esercizi di sguardo su Memo - Grandi magazzini culturali
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- Pubblicazione: 29 ago 2019
Ti chiederai perché questo libro inizi con la tua convocazione in una mossa d’apertura. Non è un trucco per trasformare in dialogo il borbottio interiore: è l’invito a sfogliare queste pagine guardando in viso l’invitato, leggendo sul volto che conosco i segni sottili di un’assonanza negli interessi, l’affiorare di domande da condividere attraverso l’itinerario delle pagine.
All’inizio cercavo una voce, un’intonazione, un modo di rispondere a domande irritanti e banali dei miei studenti d’architettura sul perché le cose appaiano così e non diversamente, sul come confrontare le percezioni, su come riconoscere le nervature che orientano le nostre visioni, evitando di ricorrere ad asserzioni autoritarie, tautologie e scatti sbrigativi, imposizioni di fiducia, del tipo è così e basta.
Man mano che scrivevo, mi sembrava d’entrare sempre più in confidenza con persone delle quali percepivo la comunanza d’interessi, senza riuscire, tuttavia, ad afferrarne il volto; così, piano piano da questa piccola folla di confidenti senza connotati fisici – come rivelato da un’invisibile emulsione – è emerso il tuo viso, prima bambino, e poi via, via sempre più adulto.
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All’inizio cercavo una voce, un’intonazione, un modo di rispondere a domande irritanti e banali dei miei studenti d’architettura sul perché le cose appaiano così e non diversamente, sul come confrontare le percezioni, su come riconoscere le nervature che orientano le nostre visioni, evitando di ricorrere ad asserzioni autoritarie, tautologie e scatti sbrigativi, imposizioni di fiducia, del tipo è così e basta.
Man mano che scrivevo, mi sembrava d’entrare sempre più in confidenza con persone delle quali percepivo la comunanza d’interessi, senza riuscire, tuttavia, ad afferrarne il volto; così, piano piano da questa piccola folla di confidenti senza connotati fisici – come rivelato da un’invisibile emulsione – è emerso il tuo viso, prima bambino, e poi via, via sempre più adulto.
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