Attraverso una scansione cronologica dei film biografici su scienziati e scienziate realmente esistiti realizzati in Italia per il cinema e la televisione nel XX secolo, Angelica Vurchio propone una analisi della rappresentazione degli uomini e donne di scienza sul piccolo e grande schermo. Benché si possa riconoscere un approccio agiografico preminente e comune a tutte le pellicole biografiche, si individuano quattro schemi rappresentativi corrispondenti, non sempre in maniera netta, ad altrettanti periodi storici: lo scienziato come gloria nazionale (1905-1954), come martire (1966-1974), come ribelle nei confronti del potere costituito (1968-1977), come essere “umano troppo umano” (1972-2024). L’autrice si sofferma sulla produzione strettamente intrecciata a dinamiche politiche, di propaganda o di censura, da parte del governo, della tv di Stato o della Chiesa, per dimostrare che i biopic fungono da luoghi di codificazione delle forme di potere vigenti nel contesto nel quale sono stati realizzati. Un’opera fondamentale per comprendere l'evoluzione del racconto scientifico in Italia, evidenziando come i media abbiano trasformato gli scienziati da semplici protagonisti di scoperte a simboli complessi di valori sociali e culturali.
Biografia dell'autore
Angelica Vurchio
Ha conseguito il dottorato di ricerca in Studi Umanistici con una tesi in Storia della Scienza presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Si occupa dei rapporti tra scienza e cinema, di cinematografia scientifica italiana e di studi sull’immaginario scientifico collettivo.